Introduzione
A partire dalla seconda metà degli anni Novanta e poi di nuovo a seguito degli eventi politici degli ultimi decenni, dal conflitto nei Balcani a quello in Ruanda, sino alle guerre del Vicino Oriente in Iraq o in Palestina, abbiamo assistito all’emerge di un forte dibattito storiografico incentrato sui temi della politica di occupazione nazista e sui crimini di guerra commessi nel corso del conflitto 1939-1945. Il mutato clima internazionale post-guerra fredda, seguito al crollo del Muro di Berlino nel novembre 1989, ha imposto una seria valutazione delle “eredità del passato”, obbligando a riflettere sui pesanti lasciti dei regimi totalitari nella storia d’Europa, sulle violenze dei regimi fascista e nazista, sulle politiche giudiziarie messe in atto per punire i responsabili di quei fatti, nonché sulle pratiche politiche intraprese per riconoscere, indennizzare e risarcire le vittime. Parallelamente, la rinnovata sensibilità al tema dei diritti dei popoli ha portato ad un superamento di quella visione della guerra incentrata esclusivamente sulle strategie e le operazioni militari, e dunque ad una riconsiderazione dei pesanti contraccolpi in termini di morte, sofferenze e violenza nelle vite di milioni di donne e uomini.
Il progetto DEPOIMI - La prigionia dimenticata. Racconti e testimonianze dei deportati politici e degli internati militari in Germania e in Francia (1940-2010), ha voluto inserirsi in questo dibattito, tenendo costantemente presente il nesso tra riparazione, punizione e costruzione delle memorie di guerra. Il tema è di grande attualità se si considerano i risarcimenti richiesti alla Germania federale dalle vittime del nazionalsocialismo negli ultimi decenni; un problema ancora in gran parte irrisolto che nel 1999 ha portato alla nascita della Fondazione “Erinnerung, Verantwortung und Zukunft” (Memoria Responsabilità e Futuro), un istituto appositamente creato per risarcire i lavoratori coatti stranieri in Germania che non ha tuttavia contemplato né un risarcimento per le vittime italiane né per gli internati militari, escludendo esplicitamente gli ex prigionieri di guerra. Più recentemente, nell’estate del 2008, la Corte di Cassazione italiana ha sollevato di nuovo la questione degli indennizzi alle vittime italiane della persecuzione nazionalsocialista, respingendo il ricorso della Germania contro la condanna a risarcire i familiari di nove vittime della strage di Civitella Val di Chiana (24 giugno 1944); un provvedimento che ha causato la reazione di Berlino e il suo ricorso dinnanzi alla Corte penale internazionale.
Il ricordo della sofferenza delle vittime costituisce pertanto uno dei più fertili campi di analisi inerenti il cammino compiuto dall’Europa nella conquista della democrazia, in grado di rafforzare (specie tra i giovani) la consapevolezza dei valori di tolleranza, solidarietà e comprensione reciproca sui quali l’Unione Europea si è fondata, a seguito del crollo dei regimi totalitari fascista e nazista.
Il recupero delle testimonianze orali dei sopravvissuti all’internamento militare nei lager nazisti e alla deportazione nei campi di prigionia fascisti ha portato così a riflettere sui crimini e la violenza di Stato incoraggiando ad un dialogo sul passato non più fondato su vecchie contrapposizioni tra nemici o rivendicazioni contro la Germania. Ciò nella consapevolezza che il lutto per le vittime di guerra, possa unire, anziché dividere, i popoli europei chiamati a ricordare le loro responsabilità per quanto avvenuto, al fine di costruire un avvenire di pace in un’Europa unita.